mercoledì 4 settembre 2013

Il ritorno della Perfezione

Aehm! Grom, sgrunt. Oh, ecco, che giorno è oggi? Ah si, si si, capisco, sono un po' in ritardo. Ehhh, è che... vabbè andiamo avanti, non perdiamo altro tempo. Ci pensavo da un po' a ricominciare, magari non ho perso l'ironia però ero convinta di aver perso le chiavi di accesso e poi non mi ricordavo più e poi e poi. 
Appunto, poi ho ricevuto un incoraggiamento da una mitica blogger (ma non diteglielo eh?) e mi sono detta che diamine, massì, ora riprovo. Ma come faccio con le chiavi di accesso?
Guardo il mio nick, contiene un link, boh, mo' perlomeno me lo riguardo il mio blog e poso il ditino sul nome, eeeeeee MAGIA! Ohhh, l'ipad che meraviglia!
Non per fare pubblicità, ma questo coso sa chi sono, io no ma lui si! E quindi eccomi qui nella schermata dello scrittore, capperi! Superata la crisi di identità per merito della tecnologia rompo il ghiaccio e domani mi butto in un post.

venerdì 22 gennaio 2010

La perfezione e le strade tedesche

E il minuscolo del titolo non è per niente casuale. Si vede che finalmente con la perfezione comincio ad avere a che fare ben poco.
E dunque, girellavamo felici per le strade di Monaco, cartina alla mano, ogni tanto felicemente perdendoci. La mia amica alla guida del gruppo fa, un po' affannata: "Come si chiama questa strada?". E io, solerte e volenterosa: "Einbahnstrasse!". La terza amica, che sa un po' di tedesco ed è un tantino sarcastica quando è il caso, fa: "Senso unico..."
Altro canto di strada, ci giriamo di qua, ci giriamo di là, boh? Ma dove siamo? E la solita perfy (che farebbe molto molto meglio a tacere a volte) ilare e giuliva: "Mi pare piazza Feuerwehr". La cattivissima: "E cioè Vigili del Fuoco!" AH!

martedì 19 gennaio 2010

La Perfezione e der popò

Nella mia permanenza a Monaco con orgia di mercatini di Natale, voluttuose libagioni di Gluwein (boccaloni di vinaccio speziato e bollente, che levati, ma rimette in sesto se fa molto freddo e poi è buono), wurst a dritta e a manca, cosciotti di maiale arrostito e orribili gnoccoloni di patate che provocano un immediato e terrificante blocco intestinale, era compreso anche un lunedì. E il lunedì la Perfy deve fare una siringa (che per di più provoca il fatto che la Perfy debba SEMPRE imbarcare i bagagli, eccheppalle). Ora io ero decisissima a siringarmi il sedere in autonomia ma la sola idea ha gettato nel panico le mie amiche: giammai! orrore! e se ti senti male (ma de che?), e se ti viene il sintomo, e se e se e se. Quindi dobbiamo trovare un siringatore tedesco. Okkei. Ci rechiamo alla reception dell'albergo (con nome molto originale di Der Tannembaum) a chiedere lumi (non natalizi). La gentile e poco tedesca concierge Filomena ci spiega che il Cermania le siringhe le fanno solo i dottori e quindi ci procura appunto un dottore e un appuntamento per le 15 del lunedì. Si va e si trova dopo affannose ricerche lo studio del dottor Frank, solo per scoprire che il dottor Frank non c'è, c'è il dottor Adler, il dottor Prinz, etc. etc. Chiarito che a noi ne va bene uno qualunque si passa a chiedere se qualcuno spicca inglese. Nein! Spicca francese? Nein! Che cappero spicchi, spagnolo, turco, italiano? Nein nein nein! Only Deutsche. O capperen.
E qui siamo passate al linguaggio dei segni, agitando in aria la siringa suddetta. Compilare la scheda dell cartella clinica ci ha fatto sudare freddo. E a quel punto le donzelle della reception dei medici teteschi riuniti sudavano anche loro, ma riescono a chiederci in che punto della mia anatomia andava piantata la maledetta siringa? Austrumpedhsddjahfff, ajhdsiopjcndoe, unz? Ehhhh? Der popò? E noi, come tre sceme, abbiamo berciato all'unisono: "DER POPO', DER POPO'!!!" Jawhol! E non descriverò le facce di tutti i tedeschi che aspettavano i medici in sala d'aspetto a vedere tre vetuste fanciulle che braccia al cielo, sventolando una siringa, urlavano con tutto il fiato che avevano in gola, inneggiando garrule a parti innominabili della loro anatomia. E calo anche un velo pietoso sul confronto con il medico in una lingua improbabile spagno-itali-tede-inglese. Alla fine siringa fu.
Ma sul prezzo no, su quello non taccio. Il rischio di essere gettata negli istituti tedeschi per pazzi sfrenati mi è costato la bella cifra di € 16,20. Ho preteso che mi offrissero la cena. OH!
E stasera me la sono fatta da sola e basta un po'! Anzi un der popò!

giovedì 14 gennaio 2010

La Perfezione (si fa per dire) e la burocrazia

Una necessaria premessa è che avevo deciso di partire nel ponte dell'Immacolata per Monaco di Baviera, laonde godermi i mercatini di Natale con le mie due amiche preferite. E dunque per tempo (molto per tempo, a settembre) abbiamo prenotato l'aereo e l'albergo. Un giorno prima di partire, il venerdì sera, la mia amica mi dice al telefono: "Hai preso tutto?" ride e dice ancora: "in fondo basta solo il biglietto aereo e la carta d'identità", eggià, infatti. E io penso, si, la carta d'identità, mo' la guardo, và ... aaahhaaaaaaaaa! Un urlo riecheggiò - scaduta!!! la carta d'identità è scaduta!!! - e mo' chi glielo dice alla mia amica? MAI! Preferisco la morte, mi sparo, mi butto sotto un tir, mi impicco con la cinta dell'accappatoio, tutto, ma non posso dirle che la mia carta d'identità è SCADUTA! Che dire, dovendo partire il giorno seguente (notate bene, il sabato) si poneva prepotente il problema: che fare?? Pensa che ti ripensa, rivoltandomi nelle lenzuola sudata come un porcello, ad occhi spalancati fino a bruciarmi le pupille, alla fine raggiungo la mia decisione: ma se le mie conoscenze (potenti, eh?) mi riducono spesso le palline a soufflè per una volta, una sola, non potrei sfracellarle io a loro? E difatti la mattina dopo la prima cosa che ho fatto è stata telefonare ad uno di costoro e chiedere aita, salvatemi la vita. E così fu (taccio per pudore il fatto che ho aspettato la telefonata in pigiama, senza avere il coraggio di andare in bagno per non correre il rischio che mi telefonasse per l'appunto in un momento delicato, con l'unico risultato che è stato esattamente così quando non ce l'ho fatta più). La telefonata agognata giunse, il comune apriva per me, corri IMMEDIATAMENTE, dì che sei la cugina del vicemmmmhhh e ti rinnovano la vita. Fuggii, vestita alla meglio, senza indumenti intimi per la fretta, con il cerchietto in testa alla Petronilla e spero che non abbiano creduto davvero che fossi la cugina di cotanta personalità perchè sarebbe stata una ben misera cugina. Quella povera, brutta e sciatta. E tacerò anche sulla scena di me catapultata giù dal tassì che berciavo a Via Chiaia il nome del funzionario che mi attendeva (come da istruzioni).
Ma quando sono uscita dai deserti e provvidenziali uffici, ohhhh, meraviglia, agitavo in aria il documento rinnovato, felice, giuliva e scapata. Per un attimo avevo pensato di tentare di imbucarmi con la carta scaduta ma la probabile visita delle prigioni tedesche non mi sorrideva per niente e così sono andata all'aeroporto a cuor leggero. Che bello! Sono partita e mi sono divertita come non mai. E in tre abbiamo benedetto il mio benefattore e tutti i suoi, augurandogli ogni bene, angelicandolo e incensandolo senza fine, tutte le mattine e tutte le sere. Ai prossimi post il racconto del viaggio.

mercoledì 13 gennaio 2010

Resume: La perfezione e la tecnologia

Era il 1° dicembre e la splendida città in cui muovo le mie membra cicciottelle passava al digitale terrestre. Oh ma mi ero premunita, sì sì. Avevo acquisito un decoder a giugno/luglio, avevo acquisito un'antenna nuova, avevo sintonizzato bene il tutto (all'epoca supportata dal mio ora ex fidanzato) e già usufruivo della splendida visione del magnifico digitale. Qualche giorno prima dell'avvento avevo acquisito anche un altro decoder per la televisione della cucina e lo avevo sintonizzato (con qualche difficoltà e accrocco visto che il mini televisore non ha la presa scart, ma insomma lo avevo sistemato per le feste, ballando poi per tutta la casa urlando ta-ta-taratata) assolutamente da sola. Ohhhhh! E poi è arrivato il giorno fatidico. E che restava da fare?? Ah si! Restava poi la sera del 1° una nuova sintonia per tutti e due gli apparecchi. E che ci vuole, direte voi? Aha! Vado sull'apparecchio digitale della cucina (visto che avevo la memoria più fresca) e seguo le istruzioni in ostrogoto, ricerca canali, conflitto di numerazione, sistemo automaticamente?, si fai pure, sostituisci lista, crea la lista dei preferiti, ok, tutto funziona, a posto. Vado sul deconder della televisione principale, seguo le chiare istruzioni in italiano di buon livello, ricerca canali, conflitto di numerazione, sistemo automaticamente?, si fai pure e .... NIENTE, ho detto fai pure, NIENTE, boh? mo' premo il tasto rosso, allora il verde, poi il blu, poi faccio il pianista su tutti i tasti del telecomando, poi ca@@o!!! occapperi, eccheffaccio? provo a resettare tutto, resetti??, epperforza, fuori tutto e si ricomincia; ricerca canali, conflitto di numerazione, sistemo automaticamente?, si fai pure, HO DETTO FAI PURE, FAI PUREEEEEEE, e ... miracolo!! puff, pant, coff coff, ha fatto, fiuuuuu!! Lista preferiti, apposto. Argh.
E mettendoci pure i due giorni passati a caricare la musica sul nuovo ipod, mini mini e bellissimo, color grafite e di ultimissima generazione, ma che non ne voleva assolutamente sapere di caricarsi una beneamata fatazza, ecco che i giorni dal 29 novembre al 2 dicembre sono stati un incubo tecnologico veramente inquietante. E mo' basta con la tecnologia per un bel po'. Datemi un paio di torte che è meglio! Oh!

Burp!! .... Sgorgata!

Ecco, ecco, mi sono sgorgata. Ebbene si, c'era stato un ingorgo, un tappo, un impedimento, troppe novità in troppo poco tempo: mi sono sfidanzata, mi sono fatta ricrescere le unghie, ero in attesa che si concretizzasse il nuovo lavoro e mi sono bloccata. Non riuscivo a vedere le cose con la solita ironia, o meglio, riuscivo a vederle ma non a scriverle. Scrivere è dono, è magica alchimia, farlo con la giusta leggerezza è miracolo, farlo con leggerezza ed ironia è qualcosa che viene dal profondo e se il profondo è ingorgato, non viene affatto. Ma ora, ecco ora mi sono sgorgata, il nuovo lavoro è arrivato, ho firmato il nuovo contratto e sono contenta. E posso scrivere. Però mi sono appuntata i titoli dei post che voglio scrivere, perchè voglio comunque raccontarvi un mese di dicembre ricco di eventi buffi, di viaggi e storie, di risate e di attese.
E poi finalmente il nuovo contratto, sono transitata alla più grande società italiana di consulenza alla pubblica amministrazione e anche se il mio futuro è tutto sommato sempre più dietro le mie spalle, posso tirare un respiro di sollievo e pensare che per un po', se mi impegno e studio un pochino, posso essere più tranquilla. E avanti a tutta forza!!!

giovedì 15 ottobre 2009

Psicologia, sorrisi e lacrime

Io ho una psicologa. La mia psicologa è morbida e bella. Ed è mia. Ok, solo un pochino. Però per quel pochino si.
Stasera ho notato una cosa comune fra noi pazienti della mia psicologa. In effetti me ne ero accorta da tempo ma stasera è venuto su come una bolla d'aria nel mare. Per spiegarvelo però devo prenderla un tantino larga (non tanto però, non preoccupatevi).
Intanto meglio sfatare un mito: non si va in terapia perchè si è matti come cavalli (vabbè, io si, ma mica tutti). Se ti fa male un callo vai dal podologo, se ti fa male la pancia vai dall'internista, a me faceva male l'anima e sono andata da lei. Ci puoi andare perchè hai un piccolo piccolissimo problema oppure perchè sei finito in una stanza buia e non trovi la porta, ma una volta che ci sei arrivato comincia l'avventura. Ed è davvero una bella avventura.
Oddio, è bella se trovi bello attraversare il Sahara con una sola borraccia d'acqua oppure fare una passeggiata in Siberia nudo e senza scarpe. In effetti è un po' come farsi strappare la pelle un pezzetto alla volta, o meglio è come strapparsi da soli la pelle con i denti un pezzetto alla volta. Si sanguina parecchio e fa pure male. Però ...
Però è bello lo stesso. Vuoi mettere quanto arrivi dall'altra parte del Sahara? E' fantastico, altro che bello. Certo, nella traversata ho pianto un sacco, ho brancolato nella stanza buia in cerca della porta infinite volte, senza trovarla. Ho girato in tondo ancora e ancora e ancora tastando i muri della prigione con le dita. Ho battuto sulle pietre ancora e ancora e ancora.
Ma non mi sono arresa e soprattutto non si è arresa lei, che probabilmente mi ha guardato tediata le infinite volte che ho girato attorno mancando ogni volta la porta. E sai le palle vedere qualcuno che non trova qualcosa che è lì, proprio davanti al suo naso? E sai quanti ce ne sono che girano attorno come me? Ufff! Ma la mia psicologa è una tosta. E in questi anni (non mi ricordo quando ho iniziato, forse nel 2004, non lo so più, ma insomma è un bel po') non mi ha mollata mai. Mi ha preso a calci, mi ha dato buffetti, mi ha consolato, mi ha guardato schifata, mi ha parlato, mi ha scacciato, mi ha abbracciato, mi ha cullato, mi ha scrollato, insomma ha fatto di tutto con me e per me, senza mollare mai. Nei miei sproloqui e nei miei silenzi.
Adesso andare da lei è bello davvero, io sono pronta a spiccare il volo ma mi piace riposare come un uccellino sul suo dito, guardandomi attorno e scrollando le ali. Ancora un po'. Adesso si ride un sacco e recito per lei i miei migliori sceneggiati, le mie migliori pieces, perchè mi piace vederla ridere e soprattutto perchè oggi recitare per me non è più una costrizione ma un piacere che posso prendere e lasciare. Tutto questo per dirvi una cosa.
Entrando e uscendo dallo studio spesso ci si incontra fra pazienti, uno che entra e uno che esce. E tutti noi ci guardiamo di sottecchi e ci salutiamo. E tutti, praticamente tutti, anche nei momenti peggiori, ci sorridiamo. In tralice, apertamente, dietro una sciarpa, con gli occhi, con le labbra, ci sorridiamo. Come se tutti, ma proprio tutti, covassimo il recondito pensiero e in fondo fossimo sicuri che lei ci porterà fuori dai nostri bui e ci farà vedere il sole.
E' forte la mia psicologa.