giovedì 15 ottobre 2009

Psicologia, sorrisi e lacrime

Io ho una psicologa. La mia psicologa è morbida e bella. Ed è mia. Ok, solo un pochino. Però per quel pochino si.
Stasera ho notato una cosa comune fra noi pazienti della mia psicologa. In effetti me ne ero accorta da tempo ma stasera è venuto su come una bolla d'aria nel mare. Per spiegarvelo però devo prenderla un tantino larga (non tanto però, non preoccupatevi).
Intanto meglio sfatare un mito: non si va in terapia perchè si è matti come cavalli (vabbè, io si, ma mica tutti). Se ti fa male un callo vai dal podologo, se ti fa male la pancia vai dall'internista, a me faceva male l'anima e sono andata da lei. Ci puoi andare perchè hai un piccolo piccolissimo problema oppure perchè sei finito in una stanza buia e non trovi la porta, ma una volta che ci sei arrivato comincia l'avventura. Ed è davvero una bella avventura.
Oddio, è bella se trovi bello attraversare il Sahara con una sola borraccia d'acqua oppure fare una passeggiata in Siberia nudo e senza scarpe. In effetti è un po' come farsi strappare la pelle un pezzetto alla volta, o meglio è come strapparsi da soli la pelle con i denti un pezzetto alla volta. Si sanguina parecchio e fa pure male. Però ...
Però è bello lo stesso. Vuoi mettere quanto arrivi dall'altra parte del Sahara? E' fantastico, altro che bello. Certo, nella traversata ho pianto un sacco, ho brancolato nella stanza buia in cerca della porta infinite volte, senza trovarla. Ho girato in tondo ancora e ancora e ancora tastando i muri della prigione con le dita. Ho battuto sulle pietre ancora e ancora e ancora.
Ma non mi sono arresa e soprattutto non si è arresa lei, che probabilmente mi ha guardato tediata le infinite volte che ho girato attorno mancando ogni volta la porta. E sai le palle vedere qualcuno che non trova qualcosa che è lì, proprio davanti al suo naso? E sai quanti ce ne sono che girano attorno come me? Ufff! Ma la mia psicologa è una tosta. E in questi anni (non mi ricordo quando ho iniziato, forse nel 2004, non lo so più, ma insomma è un bel po') non mi ha mollata mai. Mi ha preso a calci, mi ha dato buffetti, mi ha consolato, mi ha guardato schifata, mi ha parlato, mi ha scacciato, mi ha abbracciato, mi ha cullato, mi ha scrollato, insomma ha fatto di tutto con me e per me, senza mollare mai. Nei miei sproloqui e nei miei silenzi.
Adesso andare da lei è bello davvero, io sono pronta a spiccare il volo ma mi piace riposare come un uccellino sul suo dito, guardandomi attorno e scrollando le ali. Ancora un po'. Adesso si ride un sacco e recito per lei i miei migliori sceneggiati, le mie migliori pieces, perchè mi piace vederla ridere e soprattutto perchè oggi recitare per me non è più una costrizione ma un piacere che posso prendere e lasciare. Tutto questo per dirvi una cosa.
Entrando e uscendo dallo studio spesso ci si incontra fra pazienti, uno che entra e uno che esce. E tutti noi ci guardiamo di sottecchi e ci salutiamo. E tutti, praticamente tutti, anche nei momenti peggiori, ci sorridiamo. In tralice, apertamente, dietro una sciarpa, con gli occhi, con le labbra, ci sorridiamo. Come se tutti, ma proprio tutti, covassimo il recondito pensiero e in fondo fossimo sicuri che lei ci porterà fuori dai nostri bui e ci farà vedere il sole.
E' forte la mia psicologa.

mercoledì 14 ottobre 2009

Oggi ce ne stavamo belli tranquilli in ufficio a studiare come infilare nel megasoftware un nuovo tipo di progetti, provando, litigando e ridendo, quando irrompe il tipo che da noi passa per essere quello che vale quanto il due di coppe quando la briscola è a spade.
Il tipo è profumato quanto una puzzola arrabbiata, ha la testa pelata piena di zelle (croste, bleah) che si gratta continuamente facendosi sanguinare il cranio, insomma è disgustoso, ripugnante e pure importuno. E ci comunica festante (lo odio) che alcuni di noi avrebbero dovuto sostituire un importante personaggio istituzionale ad una conferenza.
E ci guarda ghignando. Io ho visto il cetriolo ronzare intorno a noi, vibrando di goduria al pensiero che tra pochissimo avrebbe infilzato l'ortolano. Zzzz, zzzz, zzzz e voilààààààà!
Come al solito l'ortolano sono io e il cetriolo è piombato nel posto canonico del suddetto. Ma quando si sarebbe tenuta la fatidica conferenza?? Alle 15!! Ok, ok, ma di che giorno?? Ma di oggiiiii, ovvio.
Erano le 12. Già. Io ero vestita in jeans, capelli sporchi, niente trucco. Ma vaaaaiiiiiiii!!! E naturalmente avrei dovuto portare una presentazione con slide. Ma siiiiii!! E adesso immaginate Fantozzi che dice con tono profondo: 25 slides, contenuti chiari, gusto pulito.
Ecco fatto. E mettete insieme le 25 slides, i capelli spioventi sulla faccia, il cetriolo, l'ortolano e immaginatevi voi il mio umore. Bello, no?
Naturalmente la puzzola ci ha anche detto: ma ci saranno 4 gatti, ma che volete che sia, etc. etc. etc., perciò non vanno i capi, e ancora e ancora e ancora.
Risultato: sala da 1200 persone piena zeppa, convegno nazionale (e non riunioncina familiare), megaschermo 8 metri per 3, super palco / pedana gigante con 4 relatori 4: il mega assessore galattico (quello a cui urlano faccia di **** e altre piacevolezze), il mega coordinatore del super progetto in questione, il mega dirigente dell'istituzione e io, piccola, capelli spioventi e vestita in maniera improbabile che porge alla platea i saluti del mega animale istituzionale che sono venuta a sostituire. Ma .... grande intervento!!!
E adesso immaginatevi la mega mangiata di ca@@o che si sono fatti i miei capi per non essere intervenuti e per aver mandato me. E mi hanno anche dovuto dire grazie.
E son soddisfazioni!!!! Per non parlare dei due bei giovani in mezzo ai quali ho fatto il viaggio in taxi.

sabato 10 ottobre 2009

L'insostenibile leggerezza .... del sedere

L'altro giorno salivo le scale per andare in ufficio quand'ecco che da dietro qualcuno mi ha pizzicato il sedere. Ma non un pizzichino, un pizzicone a mano piena. Ellalà, mi giro pronta a mollare un paccherone! Mi freno in tempo, era una collega che scherzava. Ah!
Appena salite, però, arrivate in ufficio, la giovane fanciulla ha cominciato a fare un elogio del mio sedere: e quanto è tosto, e quanto sta su e qui e lì. Devo dire che non mi ero mai soffermata sul mio sedere, forse perchè è dietro di me e quindi non è sotto gli occhi. Sulle tette si, mi ci ero soffermata, perchè sono grandi (e mi sono cresciute molto tardi), perchè sono toste (e spero lo restino ancora a lungo) e perchè sono belle (e non lo dico io, ma amici al di sopra di ogni sospetto). Ma mi stanno davanti e quindi non le posso ignorare.
Ma dopo tutti 'sti elogi del sedere, mi sono girata a guardarlo, poi me lo sono toccato e pizzicato ed effettivamente era tosto. Eh si!!
Ah! Mi si è aperto un mondo! E allora ho cominciato a tastare il sedere a tutti in ufficio, ma solo per vedere se era tosto o fiappo. Mi si è aperto un altro mondo. Sederi fiappi a destra e a manca. Sederi piallati. Non sederi. Apperò!! Due soli sederi degni di nota, uno quello del giovane macho coccolone, che insomma, se è un po' teso reagisce alla toccata e allora si che stai toccando un sedere! E un altro, oddio, che non è un sedere, è un invito. Si impenna, esulta, sfiora il cielo con una rotondità. Non è un sedere, è un proclama! E vivaddio, così devono essere i sederi. A mandolino, a mandola reale. E il mio team leader così ce l'ha. Super. Ohhh!
E dai sederi allo spirito, non so perchè, il passo è stato breve. Forse perchè bisogna solo girarsi dall'altro lato per vederli.
E il mio di spirito in una sola settimana ha trovato una strada che non mi sarei aspettata. E' come se all'improvviso un colpo di vento abbia scompigliato i pezzi di un puzzle, rimettendoli tutti a posto.
E tutto ha trovato effettivamente il suo posto, sederi, colleghi, amici, famiglia.
E all'improvviso mi sono accorta che ho trovato la misura. La misura dei sederi e delle cose. Mi sento improvvisamente giusta. Giusta dentro. Non mi sento più inadeguata, la persona sbagliata al posto sbagliato e nel momento sbagliato. Che dice le cose sbagliata, che veste sbagliata, che è sempre un po' sopra o un po' sotto le righe.
No, all'improvviso ero giusta, con la giusta misura. Sapevo cosa fare, come farlo e cosa dire. Solo che ... dico e faccio le stesse cose, ma questa volta sono giuste. Perchè ci sto bene io.
Per tanto tempo ho cercato fuori di me le cose per essere felice o triste o seria o importante o professionale. Ma come siamo sciocchi a volte. Cerchiamo le cose nel posto sbagliato. E per questo mi sono sentita sbagliata. E' bastato girare lo sguardo e tutto era lì. Solo che non era fuori di me, era dentro.
I limiti, il senso, la serenità, l'allegria, la tristezza. Era tutto lì. Dentro, non fuori.
E quella bambina che mi sono portata dentro per tanto tempo, a cui non riuscivo a pensare senza piangere, che mi sembrava così sola e così triste, che dipingeva sola con gli acquarelli, quella bambina mi ha dato la mano.
E mi sono ricordata di tanti momenti belli, mi sono ricordata che quella bambina è stata anche felice, ha avuto amiche, ha avuto sorrisi. E zie e zii che le hanno voluto e le vogliono bene. Che ci sono.
Ho sorriso e mi ha sorriso. L'ho presa per mano e non ho pianto. Solo ho avuto i brividi e li ho anche adesso. E tutta l'energia che ho disperso è tornata da me. Mi sento come una calamita. Tutto torna.
Adesso ho spazio per tutto e per tutti. Per volervi bene e per fare battute cattive. E mi sento giusta. E ho un sedere tosto.
Che dire, a volte essere soli ti dà la misura del mondo. E del sedere.

venerdì 2 ottobre 2009

Il dolore e l'attesa

Ahi. Sento dolore. Io lo so che mi fa male vedere il mio stupido ex lui. Di più, io penso che abbia già un nuovo amore. Non che faccia nessuna differenza.
Il dolore che sento riguarda me e riguarda lui. E basta.
Riguarda la mancanza, la rabbia, l'amarezza, l'abbandono. Una fine miserabile per un grande amore. Riguarda le cose attorno a me che mi guardano attonite. Riguarda il fatto che alla fine vorrei poterlo non vedere mai più. Riguarda la speranza che si volatilizzi. Riguarda il fatto che contemporaneamente vorrei averci un rapporto normale, di normale colloquio, di normale amicizia. E vedo che non è possibile. Vedo che è tutto finito, ma proprio tutto. Vedo che per ora non posso nemmeno guardarlo, perchè mi viene da piangere. Non posso guardare i suoi ricci, nè il suo viso, nè il suo corpo. Non voglio sentire il suo odore, la sua voce.
Forse con il tempo. Forse. Per ora solo vederlo mi fa venire da piangere e mi stringe lo stomaco come in un pugno. All'inizio non è stato così.
Il primo impatto sembra sempre abbastanza sopportabile, poi realizzi e fa male. E' come quando muore qualcuno che ami. E io lo so.
Eppure non vorrei tornare al silenzio degli ultimi tempi. La mia testa mi dice che è meglio così, meglio che sia andato via, meglio che io sia finalmente libera dalla tortura del suo silenzio, dalla sua volontà di distruggere tutto. Meglio.
Ma al dolore non si comanda. Allora io farò come facevo un tempo. Immaginerò che la vita sia un fiume e che l'acqua scorra forte. Mi stenderò sul fondo e lascerò che scorra. Guardando in alto. Verso la luce e il sole. Lascerò che l'acqua scorra su di me e riposerò. Fino a che l'acqua non avrà lavato il dolore e la sofferenza e l'amarezza e la voglia di uccidere che ogni tanto mi prende. Fino a che il sole non brillerà più forte. E allora, solo allora, mi metterò seduta, tirerò fuori la testa dall'acqua e griderò la mia felicità. Di essere ancora viva, di esistere ancora e di desiderare ancora di amare qualcuno.
Ma ora no, ora mi stendo. Auguratemi buon sonno. E sogni d'oro.

giovedì 1 ottobre 2009

Essere il dott. House

Negli ultimi tempi mi sento molto Dott. House. Non perchè io curi gli altri, ma perchè sono massimamente intollerante degli altri e dico esattamente al millimetro quello che penso. E questo a volte è scomodo. In cambio velocizza gli scambi interpersonali. Non mentire praticamente mai è eccellente. Per l'umore innanzitutto, che non è ai suoi massimi; per il fegato, che non soffre; per la selezione delle altrui presenze e personali demoni (cito post caput mundi anzi treni); per la comunicazione, che si riduce ai minimi termini. E vogliamo mettere?
Però, nella mia massima intolleranza, da qualche parte, con qualcosa, forse il naso, boh? riesco evidente a comunicare anche una sostanziale disponibilità verso gli altri. Che non solo non se la prendono per le mie ingiurie, ma anzi sono contenti di interpellarmi per aiuti e cotillons. Mah!
Ieri per esempio ho avuto un incontro con l'anello mancante fra l'uomo e il gibbone, l'homo neanderthaliensis che si aggira nel mio ufficio dei bimbi sperduti. Ecco, richiesta d'aiuto in arrivo: che c'hai da fare?? No, normalmente faccio le trecce alle bambole qui al lavoro. Vabbè, che te serve? Non mi entra il calendario. Ah.
Considero l'essere attentamente, per vedere se posso suggerire di inserire il calendario in questione in qualche opportuna parte anatomica. Ma no, 'nduma va. La soluzione dell'homo è che il sistema informatico sbaglia. Gli espongo il difficile concetto che più probabilmente sbagliano o lui o l'ente che espone il calendario suddetto. Conto, sommo, guardo e gli strillo: attacca le puntine delle sinapsi, qui ci sono 40 ore e tu tenti di infilarne 42. Mi guarda con occhio vitreo e attonito. Esasperata, gli ingiungo di dettarmi il calendario che glielo infilo io (e so esattamente dove). Ok, lui detta. E non sbaglia anche a dettare? Lui e il calendario sono stati spediti via postacelere a dolci connubi sotto le stelle. Tutto ciò fra le risate degli astanti e persino dello stesso homo nea. che più veniva insultato e più sorrideva mite, tipo leone davanti alla frusta del domatore, che china il capo e si prosterna per evitare più duri colpi.
Che dire, anche essere aggressiva ultimamente mi viene così così... sarò diventata una mollacciona?
Ai postumi l'ardua.

mercoledì 16 settembre 2009

Rischi da correre ...

Si, lo so, avevo detto che non lo dovevo dire in giro. E si, lo so, poi mi faccio degli scrupoli.
E se hai scritto delle cose su delle persone e non ti ricordi nemmeno bene che hai scritto, ma più o meno sai che corri un rischio, è saggio? Ma se le persone su cui hai scritto poi le hai valutate spiritose e intelligenti e capaci di capire le cose??
Insomma, che stai lì a filosofare, Perfy? Ti sei scimunita?
Facciamola corta, avevo detto che non volevo dire ai nuovi colleghi che scrivevo su un blog, così ero più libera. Però poi alcuni di questi colleghi hanno fatto il salto di qua dal muro, insomma li sento amici e alcuni li stimo davvero molto e quindi ... ecco, l'ho detto.
E la giovane capogruppo (si, dico proprio a te) ha rivelato anche capacità di lettura alla Flash Gordon. Però non avrei mai cancellato niente, questo blog è parte di me. Insomma, come un treno si è sciroppata il blog all'indietro e ... splaf! Si arrabbierà??
Scherzo, però penso che un po' si è dispiaciuta di alcune cose che ha letto, ma contemporaneamente penso saprà apprezzare il fatto che gliel'ho fatte leggere. E poi come si può costruire la complicità e l'amicizia se non ti dici il bene e il male? Penso sia valsa la pena di correre il rischio e speriamo di non spiattellarci. Che qui il bungee jumping non va più di moda. E poi la bionda ha palle da vendere, quindi ...
Nel frattempo ci scialiamo, come al solito succede nei gruppetti, con la stoppola di turno che rompe a duemila. Ma dico io, non hanno di meglio da fare 'ste scalatrici folli? Perchè non si impegnano a fare bene senza rompere le balle a nessuno?? Dove vai vai la trovi, la stronza che vuole fare carriera (dove poi chi lo sa), che vuole acchiappare i meriti altrui e via così.
Purtroppo io sono un tantino desueta come atteggiamento sul lavoro, visto che penso che se io ti insegno qualcosa e tu fai bene, io mi sento gratificata. E che un lavoro fatto bene è premio a sè stesso. Bah, tanto ho rinunciato a cambiarmi, sotto questo aspetto. Continuerò a lavorare al massimo anche se vengo pagata al minimo (storico, direi). E' che mi piace lavorare. Sarò scema?

lunedì 14 settembre 2009

I colleghi d'ufficio ... il macho!

Nella galleria dei miei colleghi di lavoro, non bisogna dimenticare un mio giovane collega. Macho? Nooooo, tutto il contrario. Un coccolone. Insomma, è carino. Molto carino, ma lui non lo sa. Anzi, pensa di essere un brutto anatroccolo, simpatico ma non molto affascinante. Invece, affascinante lo è, eccome. Profuma di buono, direi, in tutti i sensi.
E soprattutto è stropiccione, stroppiccevole e stropicciabile. Soprattutto stropicciabile. Morbido, tutto da mordere. Mmmmhhhh. Peccato non poterlo mordere.
Ripensandoci, ma sono proprio sicura che non sa di essere carino? Potrebbe fingere di non sapere. Ma poco importa. E' anche permaloso, se manchi di garbo con lui ti manda a razzo dove so io. E questo è un altro aspetto della sua, come dire, affascinantezza. Mi sono sempre piaciuti quelli ruvidi. Un po' ruvidi, eh, senza esagerare!
Non va in giro con gli altri maschietti del gruppo, il belloccio e il cercopiteco, pardon, il gibbone. Si bea e si ciacea con noi femminucce, scherza, gioca e noi finiamo per dimenticarci che un maschietto è in mezzo a noi, e chiacchieriamo di cose di donne e facciamo apprezzamenti sugli uomini e parliamo di peli e collant e unghie e profumi e via così. Divertente guardarlo quando si trova in mezzo a noi, i suoi finti imbarazzi e quelli veri e quando diventa rosso come un peperone, come stamattina. Ohhh, la Perfy quanto è perfida. Provocare così e prendere in giro un così grazioso e innocente fanciullo. Vabbè, mica tanto innocente mi sa. Gli innocenti nascondono sempre torbidi segreti. Soprattutto quelli che ogni tanto portano i pantaloni corti, no?
Ma la cosa migliore è che allunga le mani. Ehi, calma, cosa avete capito?? Non è mica uno sporco smanaccione, di quelli da attaccargli subito 5 dita sulla guancia. No, no, è un giovane per bene, ma en passant ti accarezza, ti sbaciucchia, ti abbraccia.
Fan-ta-sti-co. Se sapesse sul serio che effetto fa alle donne ... ma chissà, forse lo sa. Anzi, penso proprio che lo sappia. Una manna per le babbione come me. Insomma, ode al macho coccolone.
Quando dovete organizzare un ufficio cercate sempre di contrattualizzare un macho coccolone, distende l'atmosfera, fa sorridere il capo donna, ci guadagnate qualche passaggio e mano morta (in entrambi i sensi). Insomma sono soldi ben spesi. E la produttività ci guadagna. E soprattutto ci guadagnano il macho e le babbione!

venerdì 11 settembre 2009

Vivement dimanche ...

Una settimana fa a Stromboli, esattamente una settimana fa, venerdì 4 settembre 2009, esattamente 9 anni dopo avermi detto che mi amava alla follia, l'uomo che è stato il mio amante per 20 anni mi ha detto che non tornava a casa. Che se ne andava.
Sono rimasta lì, combattuta fra sentimenti diversi, per qualche momento, poi mi sono girata dall'altro lato e mi sono addormentata.
Il giorno dopo è passato tranquillo, giocando con il nipote, facendo il bagno, giocando fra le onde, andando a vedere i mangiafuoco. A sera, dopo aver rimesso tutto a posto, ho raggiunto L. nel giardino inondato dalla luce della luna, bianca e forte, e gli ho chiesto se avesse portato via le sue cose. Fra molti sospiri mi ha detto di aver portato con sè solo alcuni vestiti.
Bene, gli ho detto. Poi abbiamo parlato d'altro. Dopo un po' gli ho detto: comunque hai fatto bene, era tempo. Ed è stato tutto, per quanto mi riguarda.
Tornata a Napoli, per forza di cose ho detto quello che era successo a un po' di amiche, a qualche esercente più intimo e ai colleghi del lavoro. Fare diverso non era possibile.
E da allora ogni tanto chi lo sa mi guarda con un'occhiata particolare, in tralice, con un'aspettativa dentro, un po' perplessi e interrogativi. Aspettano, io credo, di vedermi sbroccare.
Aspetterete a lungo, signori e signore. Non sbroccherò.
Quella che vedete, la Perfezione sorridente, serena, allegra, quella che con calma risponde alle domande più improbabili e stupide al lavoro, quella che soccorre le agenzie formative in panico, quella che ride al bar con gli amici, quella che va al cinema con il nipotino, quella che legge il giornale e alza lo sguardo sopra gli occhiali levando un po' la testa e vi sorride, quella che discute con voi dell'amore e delle sue diverse declinazioni, quella che beve vino, sospira, si stende sulla sedia e si rilassa, quella, signori e signore, non è una maschera, quella sono io.
Io alla massima potenza, io nell'espressione della mia personalità, io libera, io allegra, io pensierosa, io attenta, io rilassata. Io a casa, al cinema, al lavoro. Io che che canto e ballo da sola. Io senza peso e senza pesi. Io, proprio io. Non sto fingendo, non sto mentendo, non mi sto nascondendo, non torno a casa la sera a piangere, non mi nascondo dietro gli angoli per strapparmi i capelli. Semplicemente all'improvviso ho scrollato via dalle spalle un peso di 3 tonnellate di cemento, che mi tirava a fondo da troppo tempo. Non è che non voglio piangere, ho già pianto troppo in questi anni. Non c'era ormai più niente da piangere né da rimpiangere.
C'è solo da considerare che questi anni trascorsi mi hanno dato molto e tolto altrettanto, ma sono stati anni che non rimpiango di aver passato con questa persona e in questo modo. Sono stati in ogni caso i miei anni, mi appartengono come tutto il resto. E non c'è da piangere su qualcosa che ti appartiene.
C'è solo da guardare avanti e accettare il futuro. Non è in mio potere cambiare il passato. E' ciò che è.
Per molto tempo ho pensato di essere una persona sola, ma ora so che non è così, ho amici e amiche che mi vogliono bene, per cui sono importante e questo mi fa sorridere di gioia. Solo che adesso sono in attesa di vedermi sbroccare. Ma si abitueranno e capiranno che non succederà.
Domani verrà e sarà finalmente domenica.

giovedì 27 agosto 2009

Partenzaaaa ...

E finalmente domani si parteeee! La vacanza quella vera, al mare, con il fantanipotino, con le pinne, il fucile e gli occhiali!! Siiiii! Non vedo l'ora, non vedo l'ora.
Bagni, sole, giochi e pappa buona. Ci si rivede l'altra domenica. Ciaoooo!!!

martedì 25 agosto 2009

Responsabilità

E siccome se hai un blog sei responsabile del tuo blog (un tantino circa come se hai un cane mica te ne puoi andare e lasciarlo digiuno) vedrò di avere una frequenza maggiore nell'inserire informazioni, pensieri e parole.
Così cercherò di buttare giù qualcosa quasi ogni giorno.
Anche se si tratta di maledire i maledettissimi colleghi di lavoro (e mi dispiace di avere abbandonato sul blog ospite che trovate nel blogroll di sinistra e che parla di Viaggi in treno un bel po' di post sul bestiario che mi circonda - ma vedrò di recuperarli) che sono stati scelti con l'ineguagliabile criterio di selezione che se hai la massima incompetenza per un ruolo allora sei qualificato per assumerlo. Che oggi mi hanno tirato letteralmente scema. E si, d'accordo sono l'unica esperta della situazione. E si, conosco il sistema che stiamo adoperando meglio di chiunque altro. Ma in fondo io sono esperta di gestione di fondi comunitari e il maledettissimo sistema (che se funziona per un'ora di seguito è un maledetto miracolo) l'abbiamo approcciato tutti insieme. E allora perchè, perchè mi chiedete ogni dannatissima cosa che fate, se la state facendo bene e come si fa e come si imputa questo e come si inserisce quello. Cacchio, ma un neurone che collide con un altro ce l'avete, si??
E allora USATELO! Provate a fare una cosa, pensate a quello che succede se e come e quando. Pensate, pensate, pensate! E chiedete DOPO aver pensato e PRIMA di combinare un pasticcio. Perchè se non fate così mi ritrovo come oggi a giocare a scassaquindici con 15 allievi titolari e 3 uditori che avete erroneamente associato all'azione e che IO devo cercare di rimettere a posto. CAPITO??? O volete che venga anche a lavarvi il sederino dopo che avete fatto la puppuina? Come ho effettivamente urlato oggi a piena voce in sede?

Mettiamoci comodi

E adesso questo è il mio blog. Quindi mettiamoci comodi. Devo un po' orientarmi nell'organizzazione di questo accidenti di blogspot. In fondo finora sono stata solo un'ospite in un blog altrui. Imparerò.
Intanto, per la prima volta nella mia vita, non ho dormito nemmeno un minuto nelle ultime 39 ore. Mai, mai, mai mi è capitato prima di non dormire dopo solo 1 minuto dall'aver appoggiato la testa sul cuscino. Mai mai mai ho sofferto di insonnia. Mi chiedo perchè all'improvviso mi è capitato di non riuscire a chiudere occhio. Ok, avevo uno strappo muscolare in una parte innominabile che mi doleva un accidenti, stesa, seduta, inclinata, in qualunque posizione io mi mettessi. Ok, faceva un caldo maledetto e a causa del sunnominato strappo ho valutato che non era il caso che mi sparassi a palla il ventilatore sulla zucca. E quindi stanotte sudavo sudavo e sudavo. Ok, sono 6 giorni (cioè da quando sono tornata dalla Sfizzera) che mi sembra di nuotare in una sorta di morchia sporca e maleodorante a causa dei livelli di umidità che ci sono nella terra natia. Ma insomma, in genere nulla, caldo, tensione, fidanzati coglioni, dolori terribili, nulla mi ha impedito di appoggiare la testa sul cuscino, dirmi adesso mi racconto una favola e piombare immediatamente nel più profondo, nero, immobile gorgo di sonno per riaprire gli occhi in quello che mi è sempre sembrato il secondo dopo e che immancabilmente era circa otto - nove ore dopo (a meno di sveglia posizionata a ora x). Che diavolo mi succede? E siccome non ho niente contro una bella dose di rilassante, per la prima volta nella mia vita mezz'ora fa mi sono sparata 20 gocce di laroxil per aiutare il mio prossimo sprofondamente notturno.
Ho detto.

domenica 23 agosto 2009

E quindi ... la mia vacanza

Appunto. Stavamo dicendo che ho trascorso un po' delle mie vacanze in Svizzera. Ospite, no? Perchè in Svizzera non ci va se si paga l'albergo. La spesa non vale l'impresa. Che dire ... com'è la Svizzera? Bah! Lascia perdere. Carina. E' tutto.
Invece gli ospiti ... mmmmhhhhhh! Ahhhh! Ce n'è da dire ...
Intanto una piccola premessa. Chi mi ha ospitato è un amico, un'amicizia un po' strana, nata su un treno, costruita scrivendo insieme un blog. Un ingegnere. E come tale lavora e soprattutto vive. Soprattutto. La sua vita è dominata dall'ingegnerizzazione e dall'ottimizzazione delle risorse. Dei soldi in particolare. Oddiomio! Tutto e dico tutto viene esaminato alla luce di quanto costa, quanto si spende e se è possibile spendere di meno e se conviene o no. E questa sarebbe anche una sana regola di vita, se però non la si porta all'eccesso. Appunto.
E così ogni minima cosa viene valutata alla luce di quanti centesimi in più o in meno costa rispetto alla cosa equivalente. E la vita si trasforma in calcoli. No no, io la mia vita così mica la voglio vivere. Io non compro la carta igienica arancione piuttosto che bianca solo per risparmiare 10 centesimi.
E il fratellino? No, vogliamo parlare del fratellino? Il perfetto prototipo di quello che vi immaginate essere un serial killer. Amorfo, disinteressato a tutto e a tutti. Vi guarda con l'occhio da triglia. Lessa. Il primo giorno in cui vi incontra mostra un entusiasmo e una parlantina che vi fa dire simpatico 'sto tipo. Già. Ma il secondo giorno già non vi presta attenzione alcuna. E allora vi dite, vabbè non gli sto simpatica. E poi glielo vedete rifare con un'altra persona e con un'altra e con un'altra. E allora vi dite che non è questione di essere più o meno simpatico, voi o lui, è questione che non ci sta con la testa. Ecco.
E alla fine sono stata saggia a prevedere solo una settimana di permanenza. Si sa, dopo tre giorni (ok, 7) l'ospite puzza. In entrambi i sensi. Ovvia!

Un inizio?

Insomma, un nuovo inizio.
Fino ad ora sono stata un'ospite su un blog di un amico. Ma ora credo sia giusto avere un mio blog, per essere più libera di scrivere su tutto quello che voglio.
La necessità è nata dal fatto che sono stata sua ospite durante le vacanze estive e avrei voluto scriverne. Ma puoi essere sarcastica o cattiva con chi ti ha ospitato, e tutto ciò sul SUO blog?? Anche la mia faccia tosta non arriva a tanto. E perciò eccomi qui.
Avevo già provato un po' di tempo fa, ma non è andata bene, non ho scritto nulla oltre i primi post. Ma ora riprovo. Sono pronta? Chissà. Vedremo. Quello che mi dispiace è che dovrò abbandonare i post che ho scritto lì, ma insomma, se ce ne sono stati di belli, ce ne saranno ancora. E perciò avanti!